“U Mèsce du libbre†con Loredana Marzo
Si è conclusa lo scorso venerdì, 12 maggio, la rassegna letteraria “U Mèsce du libbre” organizzata dall’UTEN per far conoscere e riscoprire la bellezza dei libri e della cultura. L’ultima presentazione ha riportato un gremito Chiostro delle Clarisse indietro nel tempo, grazie allo scritto “Te ne Ricordi Ancora?” di Loredana Marzo. Coordinata animosamente da Adriana Iannucci, la presentazione è stata un tuffo nei ricordi alla riscoperta dei giochi delle scorse generazioni.
Ad aprire la presentazione le parole di ringraziamento del Presidente UTEN Cesareo Putignano, seguita dall’introduzione di Adriana Iannucci, che tramite le sue esperienze a contatto con i ragazzi, come ad esempio quella con il gruppo scout Agesci, ha arricchito la serata. Secondo la Iannucci, di fondamentale importanza è lasciare i bambini completamente liberi di scegliere il proprio gioco, a prescindere da ciò che la società potrebbe riconoscere come un “gioco da bambino” o un “gioco da bambina”, perché è solo lasciandoli scegliere che possono costruire la propria personalità. Subito dopo la parola è passata a Loredana Marzo, a spiegare l’esperienza della stesura del libro, che ha atteso ben due anni prima di vedere la luce. Questo perché l’autrice ha svolto un profondo lavoro di scoperta sull’argomento, ascoltando le storie e le esperienze di nonne e parenti.
“Te ne Ricordi Ancora?” è uno scritto estremamente personale per Loredana Marzo, perché è nato grazie alla figlia Monica, affetta da una disabilità fisica. L’autrice ha infatti spiegato quanto, durante la crescita della figlia, si fosse accorta della mancanza totale di giochi per bambini disabili. Spinta fortemente dalla voglia di giocare con la piccola Monica, ha riadattato i giochi già conosciuti, partendo “dal niente, perché è questo che i bambini disabili hanno quando vogliono giocare: il niente”, spiega ai presenti. È così che il gioco si è tramutato in qualcosa di più importante, ovvero un modo di relazionarsi con la figlia, e permetterle di esprimere appieno sé stessa. La mission ultima del libro è altrettanto importante, perché gran parte del ricavato è andato in beneficenza; il resto è stato utilizzato per l’acquisto di giocattoli e libri destinati ai bambini di alcune famiglie meno fortunate.
“Il libro ha venduto bene perché è diventato da subito prima un regalo di Natale” spiega l’autrice, continuando “poi si è trasformato in un modo per ritornare alle tradizioni. Infatti alcune nonne hanno ricominciato a cucire per i propri nipoti e i bambini hanno scoperto giochi nuovi”. Tra i capitoli più interessanti quello che riguarda i giocattoli del periodo bellico, come il fucile balilla o la prima bambola gonfiabile. Quest’ultima, infatti, era molto ben vista da Hitler in quanto dava la possibilità di preservare ulteriormente la razza ariana ed evitava la diffusione delle malattie veneree.
Durante la serata l’autrice ha mostrato una piccola collezione di bambole raccolte da tutto il mondo, dalla Barbie disabile, alle bambole di carta, a quelle indiane, sino alle “kokeshi” giapponesi. Ispirandosi proprio alle tradizioni giapponesi, la serata si è chiusa con un momento di svago e divertimento. I presenti sono stati invitati a costruire le “teru teru bozu”, delle bamboline giapponesi utilizzate notoriamente dai bambini per scongiurare la pioggia ed il brutto tempo prima di un evento importante. In molti si sono prestati all’esercitazione, trasformando la presentazione in un gioco colorato di nastri e allegria.